Presente Il Padrino parte II? C’è la grande convention di mafiosi all’Avana in cui i capi del Mondo decidono di mettere in piedi il loro progetto più ambizioso: fare di Cuba la capitale di un impero del crimine, il primo, vero e unico Stato governato interamente dalla mafia. (non sto parlano del italia) Un porto sicuro dove fare affluire i proventi illeciti da tutto il mondo, ripulirli, farli crescere soprattutto con grandi casinò e hotel di lusso, e da lì farli ripartire alla conquista di nuove avventure. Bene, Coppola ha raccontato quasi tutta la verità.

La convention ci fu davvero, ma non nel 1959 alla vigilia della rivoluzione, come le esigenze di sceneggiatura hanno voluto. Fu il 22 dicembre 1946. Alla convention all’Hotel Nacional arrivarono tutti i nuovi capi della mafia americana richiamati da due uomini ai quali dovevano molto, tutto forse. Almeno il loro recente potere strappato dalle mani dei vecchi padrini non abbastanza adeguati ai tempi. I due erano vecchi amici, cresciuti insieme e insieme divenuti, ognuno nel proprio campo, dei numeri uno: Lucky Luciano, boss dei boss e Meyer Lansky, ebreo, genio del gioco d’azzardo e della truffa, più diplomatico che gangster, più politico che killer. Era soprattutto di Lanksy il grande sogno cubano, ma per realizzarlo sapeva di non poter fare a meno del vecchio amico che, detto per inciso, in quegli anni secondo il governo americano avrebbe dovuto scontare il suo esilio in Sicilia riconoscente per essere stato graziato dalle galere federali.
Riconoscenza reciproca, visto che Luciano aiutò gli americani con un certo problema che avevano con certe pericolose spie naziste nel porto di New York che rischiavano di fare pendere le sorti della guerra dalla parte dell’Asse.
Così lo zio Lucky aiutò lo Zio Sam e questi chiuse tutti e due gli occhi su certi reati e lo rispedì oltreoceano.

Chiusa parentesi e chiuso anche il confino visto che il boss era a Cuba insieme a Lansky e a tutti gli altri a immaginare di mettere in piedi il progetto. Un presidente ce l’avevano, quel tale Batista che fin dai tempi dell’esercito Lansky aveva adocchiato e aiutato confermando che se c’è un’impresa al mondo che sappia davvero individuare talenti questa è e sarà sempre la meritocratica mafia. (Altra parentesi, Frank Sinatra fu un altro talento scoperto e poi aiutato da loro). La burocrazia anche ce l’avevano: a forza di tangenti e bustarelle non c’era un solo funzionario dello stato cubano che non fosse alle dipendenze dell’organizzazione. Mezzi economici e know how, manco a parlarne: in quell’Hotel dell’Avana c’era il fiore della criminalità organizzata del pianeta. Agganci internazionali, compresi quelli con grandi uomini d’affari Usa, erano all’ordine del giorno.

Mancava soltanto una cosa: la sfera di cristallo. Chi di loro avrebbe potuto immaginare che quei ragazzi con la barba guidati da un medico argentino allora sconosciuto l’avrebbero fatto sul serio?
Chi avrebbe mai pensato che a 140 chilometri dal suolo americano gli Usa avrebbero "permesso" una cosa del genere?
Chi poteva prendere sul serio una rivoluzione nella meravigliosa, decadente e spensierata Cuba?

Questa è la storia di un grande sogno criminale, dell’avidità degli uomini, delle infinite zone grigie del potere e del riscatto di chi non può più sopportare tanta ingiustizia. Sembra Il Padrino, sembra C’era una volta in America, sembra American Tabloid. E’ tutto vero.